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I Fagioli Biologici del Podere Argo

Fagiolibiologicicollage Nella frenesia di questo dicembre che sta scorrendo davanti ai miei occhi alla velocità della luce, non ci posso credere che siamo già arrivati al 15, mi sono dimenticata di dirvi che i nostri fagioli sono finalmente pronti per la vendita, insacchettati e soprattutto etichettati con il marchio biologico.

Ma prima di parlare dei fagioli voglio condividere con voi una notizia meravigliosa, venerdì e sabato scorsi, il Podere Argo e i suoi dintorni, sono stati il set di una puntata del programma televisivo di Rai 3 Sconosciuti.

Una troupe, fatta di gente stupenda, è venuta qui a intervistarci e a riprendere le nostre vite, e a parlare del nostro passato.  Un’esperienza unica, essere sotto i riflettori e ripercorrere partendo dalla propria infanzia tutta la propria vita. E’ tutto così magico e incredibile che ancora stento a credere che sia successo davvero e che presto ci vedremo dentro ad uno schermo televisivo..

Ma ora, lasciata da parte l’euforia, passiamo invece a parlare di cose concrete e terra a terra, ossia le nostre cinque varietà di fagioli, che quest’estate ci avete visto seminare, e poi nascere.

I Fagioli Borlotti

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I Fagioli Cannellini, 

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I Fagioli del Purgatorio, una varietà di fagioli che deve il proprio nome al pranzo del Purgatorio che da molti secoli si “celebra” ogni anno a Gradoli, in provincia di Viterbo, il Mercoledì delle Ceneri.
Questo pranzo, svolgendosi in un giorno di penitenza, doveva essere esclusivamente di magro ed era preparato dalla Confraternita del Purgatorio con le offerte in natura che ricevevano dai cittadini più fortunati per offrirli a quelli più bisognosi. I piatti serviti erano i fagioli, il coregone del Lago di Bolsena, pane e bruschette.
E’ un fagiolo di piccole dimensioni che si coltiva da secoli negli orti e nelle campagne dell’Alta Tuscia. Dal gusto molto delicato e con una buccia sottile che lo rende più digeribile ha una cottura veloce, anche senza ammollo.
Per il suo eccellente sapore, si presta per una cucina semplice, lessato e condito con Olio Extra Vergine di Oliva, cipolla e pepe.

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I Fagioli della Stoppia o Secondi, chiamati così perché venivano seminati dopo la mietitura del frumento, per permetterne la maturazione intorno alla fine di agosto. Dei fagioli di colore marrone e di dimensioni medie. Si cuociono facilmente ed hanno un sapore dolce.
Sono ottimi da usare nelle zuppe contadine, nelle minestre di pasta e fagioli, preparati in umido, o come contorno semplicemente lessati e conditi con sale, pepe e olio extravergine di oliva.

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I Fagioli Verdolini, piccoli fagioli di un colore verde pallido, che dopo la cottura assumono un colore tra il grigio cenere ed il marroncino; dal gusto deciso, pastoso e dall’amido farinoso. Ottimi nelle minestre,  o conditi in insalata per chi ama i sapori forti.

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Tutte le varietà le trovate in vendita in confezioni da 400 g nel nostro shop su Blomming o direttamente qui in azienda.

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Fagioli biologici che hanno una storia da raccontare, di passione e amore per la terra e per i suoi frutti, la nostra. E se avrete un po’ di pazienza presto vi farò vedere anche tutte le fasi di coltivazione e lavorazione per arrivare al risultato finale, quello che vedete qui in questo post.

Enjoy ❤

Di attese e di nascite

Nascitafagioli4 Per una settimana intera li ho attesi, ogni mattina ed ogni sera andavo ad osservare il campo seminato di fagioli e cercavo d’immaginarmi cosa stesse succedendo lì sotto al manto di terra e speravo, speravo con tutte le mie forze che i semi si stessero risvegliando nel tepore umido del loro giaciglio. E’ la pazienza la prima dote che deve avere chi coltiva la terra, sapere aspettare e rispettare i tempi della terra, i tempi dei semi, dei fiori e dei frutti. La seconda dote è la fede, una fede incrollabile nel potere e nella forza della natura, quella forza magica che ad ogni stagione è in grado di risvegliare un seme inerme e trasformarlo nuovamente in organismo vivente. La terza dote è la perseveranza, continuare a seminare nonostante i tanti fallimenti, le mille avversità, la siccità, la grandine, le malattie, i parassiti, e tutti gli incidenti che possono rovinare e minare un raccolto. Perché come mi ricorda sempre Marino, il nostro, è il lavoro più difficile del mondo, siamo in balia del tempo metereologico, delle stagioni, degli insetti, degli animali e prima di tutto del buon Dio. Giorno dopo giorno ho continuato a sperare, sperare di vedere spuntare le testoline dei miei fagioli, nonostante i tanti dubbi: li avrò seminati bene, li avrò coperti troppo o troppo poco, i semi saranno stati ancora buoni, io non demordevo e continuavo fiduciosamente ad aspettarli. Finché ieri mattina, appena tornata a casa, dopo aver accompagnato Viola e Ambra a scuola, sono andata nel campo con il cuore in gola dall’emozione, perché a questo punto dovevano essere nati, e se non lo erano voleva dire che la mia semina era stata un fallimento, tanta fatica per nulla. Al primo colpo d’occhio non ho visto nulla, ma poi abbassandomi a terra, tra le pieghe dei solchi li ho scorti, piccoli germogli che si affacciavano timidamente alla luce del sole. Dalla grande gioia ho lanciato un urlo liberatorio, dopo tanta attesa, i fagioli sono finalmente nati. NascitaFagioli1Piccoli germogli di cui ora prendersi cura, con tanto amore e tanta passione.:-)Nascitafagioli2

Tempo di seminare i fagioli

 

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Anche quest’anno è arrivato il momento di seminare i fagioli, ora che il pericolo di gelate dovrebbe essere scongiurato, almeno si spera.

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Quest’anno abbiamo ridotto la superficie di semina, solo 500 mq e 5 kg di seme, per cercare di controllare meglio le erbacce infestanti, e abbiamo aggiunto nuovo varietà locali. Oltre ai soliti fagioli borlotti e cannellini abbiamo seminato i fagioli del purgatorio, dei piccolissimi fagioli bianchi, i fagioli della stoppia, così chiamati perché venivano seminati in estate nelle stoppie del grano, e i fagioli verdolini, molto piccoli e di colore verde simili ai piselli, questi non li ho mai assaggiati e sono proprio curiosa di farlo. Tutti fagioli biologici e non trattati.

Il campo di semina, che si trova proprio di fianco alla lavanda, chissà se i fagioli ne assorbiranno un po’ il profumo, l’avevamo preparato diversi giorni prima, arandolo e poi fresandolo.  Il giorno della semina Ivaldo ha tracciato con la zappa i solchi in cui io ho seminato i fagioli a mano.

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Ero emozionatissima e molto felice di ripetere ancora una volta un gesto antico, che si perde nel tempo, e che con l’incedere dei passi si trasforma lentamente in un rito e in una danza. Ma sentivo anche un fortissimo vuoto, una grande mancanza, M. il mio vicino e maestro, il mio compagno di semine questa volta non c’era, non era di fianco a me a scandire il ritmo, a istruirmi e a incitarmi. Non ne ho mai parlato qui sul blog ma M. dopo una brutta caduta a dicembre e dopo vari ricoveri e operazioni vive ora in una casa per anziani, sta bene ma non è più in grado di vivere da solo.

Quanto mi è pesata la sua assenza fisica, ad ogni passo cercavo di ricordarmi tutto ciò che mi aveva insegnato, i suoi preziosi consigli, le sue dettagliate istruzioni, i suoi detti e aneddoti. M. non era lì fisicamente, ma è come se lo fosse stato, accanto a me, e mentre camminavo lungo i solchi, gettando i semi a terra e coprendoli con i piedi come avevamo fatto insieme migliaia di volte, mi sono resa conto di quanto mi abbia insegnato e di quanto io sia stata fortunata ad averlo come maestro e come compagno di semine. Ma forse ora era giunto il momento di provare a camminare da sola.

Con il cesto pieno di fagioli sottobraccio, camminando a cavallo del solco ad ogni passo con l’altra mano ho buttato a terra 4 o 5 fagioli.

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E poi li ho ricoperti, prima con un piede.

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E poi con l’altro. Seminafagioli4Un gesto sempre uguale che ho ripetuto per 6 lunghissimi solchi.

Seminafagioli10E alla fine ho provato quella bellissima sensazione di aver compiuto una grande impresa, di aver iscritto e tracciato sulla terra un segno di speranza, di fede e di amore.

Seminafagioli1 Mentre tramontava il sole e rientravamo a casa, stanchi ma felici, sentivo che però mancava ancora un solo tassello, per completare il quadro della mia felicità.

La mattina seguente sono subito andata a trovare M., gli ho raccontato per filo e per segno tutto, gli ho anche portato a far vedere i fagioli che avevo seminato e gli ho chiesto se per caso la sera prima gli fischiassero le orecchie da quanto l’avevo pensato. Abbiamo parlato di quando era giovane, della sua vita nei campi, abbiamo ricordato, ridendo, le nostre folli semine passate e le nostre mattine alla luce dell’alba a raccattare fagioli.

Sì, ora posso dire di essere davvero felice 🙂

 

La Pasta e Fagioli della zia Anna

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Da quando vivo in un podere in Maremmana ho imparato ad apprezzare anche l’inverno. Con le sue giornate fredde e corte,  il suo vento di tramontana forte e tagliente, ma soprattutto ho imparato ad apprezzare il calore della legna, che a mio parere non ha uguali. Mi piace il rumore dello scoppiettio dei ciocchi di legna bruciati, l’odore di legna arsa e di brace.

Tra le cose che amo di più fare in questo periodo è cucinare sulla mia stufa: minestre, zuppe, e sughi interminabili che mi accompagnano lungo lo scorrere di tutta la giornata. Pietanze che cuociono lentamente e dolcemente sulla piastra della mia stufa.

Sono fortunata, ho avuto delle grandi maestre in quest’arte. Le mie vicine di podere, Delfa e Amalia, conoscono quasi esclusivamente questo tipo di cottura; quando entro a casa loro di mattina ci sono sempre almeno due o tre tegami che bollono o soffriggono sulla loro stufa e che diffondono un misto di odori di cibo e di legna che ti fa sentire subito a casa. Mi ricordo le prime volte, io “cittadina del mondo” di ritorno dai miei viaggi a Parigi o a Londra, entravo nelle loro case e mi sembrava di essere andata a ritroso nel tempo, faticavo a credere ai miei occhi, a pensare che in Italia ci fosse ancora qualcuno che cucinava su una stufa a legna. Il bello è che loro ci cucinano anche d’estate perché secondo loro la cottura con il gas è diversa, più difficile, è troppo veloce per loro che così rischiano di bruciare tutto.

Ora a distanza di anni, penso che abbiano ragione, le minestre, le zuppe, i sughi cotti sulla stufa hanno un’altra cottura e un altro sapore rispetto a quelli cucinati sui fornelli a gas, hanno il sapore della calma, della lentezza, dell’attenzione e della cura con cui sono stati fatti.

Qualche giorno fa ho pensato di preparare una delle mie minestre preferite in assoluto, pasta e fagioli, naturalmente con i miei fagioli borlotti, che come vi ho già ampiamente raccontato qui per me hanno un sapore molto speciale.

La ricetta appartiene a mia zia Anna, la sorella di mio padre, che preparava la più buona minestra e fagioli che io abbia mai assaggiato. Lei è ancora viva, ma non cucina più, vive in una casa di riposo. E’ un’amante dei fagioli e da piccola mi ripeteva sempre che erano proprio i fagioli il motivo della sua capigliatura fluente e corvina, ed anche la ragione per per cui nonostante la sua età avanzata avesse pochissimi capelli bianchi. Non so se tutto ciò sia vero, so solo che a me i fagioli piacciono tantissimo e che ora che mangio quelli autoprodotti da me, mi piacciono ancora di più.

INGREDIENTI

– 600 g di fagioli borlotti secchi bio del Podere Argo

– 3 spicchi d’aglio rosso di Proceno

– rosmarino q.b.

– 1 confezione di pelati

– pasta corta a piacere (io ho usato la pasta senza glutine)

PROCEDIMENTO

– La sera prima mettete in ammollo, in abbondante acqua, i fagioli secchi.

– Il giorno dopo io prima di iniziare la preparazione della minestra faccio bollire i fagioli per qualche minuto nell’acqua e poi li scolo e butto via l’acqua. E’ un metodo di cottura che mi aveva insegnato il mio meraviglioso medico omeopatico, purtroppo morto, che mi aveva seguito durante lo svezzamento delle mie bimbe e che mi aveva dato tanti preziosi consigli. Lui sosteneva che così facendo si eliminavano le sostanze tossiche e poco digeribili che i fagioli sprigionano al momento della bollitura. Un altro prezioso consiglio che riguarda sempre i legumi e i bambini, è quello di usare la tecnica del ranno, ossia bisogna riempire un telo di cotone con la cenere, metterlo sopra ai legumi e poi versarci sopra l’acqua bollente. Come per magia vedrete i legumi che si decorticano da soli, si staccano dalla buccia, diventando così più digeribili per i bambini in fase di svezzamento.

– Tritate finemente tanto rosmarino e gli spicchi d’aglio (preferibilmente l’aglio rosso di Proceno), fateli soffriggere in un dito di olio, aggiungete i pelati e fate cuocere per dieci minuti.

– Aggiungete i fagioli borlotti e molta acqua e fate cuocere a fuoco lento, meglio se su una stufa a legna, per almeno due ore (ma se avete fretta potete pure usare la pentola a pressione).

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– Quando la minestra si sarà ritirata almeno di un quarto toglietela dal fuoco, aggiungete una noce di burro e lasciatela riposare per qualche minuto. Passate metà dei fagioli. Io la mia minestra l’ho passata tutta perché alle mie bimbe piace così.

Rimettetela sul fuoco, riportatela al bollore, buttate la pasta e fatela cuocere fino a completa cottura.

Buon appetito 🙂

#FoodRevolutionDay: disegnare con i fagioli

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E’ grazie a Jamie Oliver, cuoco inglese, e del suo Food Revolution Day, una giornata globale il cui scopo è quello di sensibilizzare le persone sul mangiare bene e sano, se ieri pomeriggio ho scoperto un nuovo e divertentissimo modo di usare i nostri fagioli !

Ieri mattina su Twitter Jamie ha lanciato un concorso che consiste nel disegnare la scritta “Food Revolution Day” con qualsiasi strumento o mezzo, i 5 disegni più belli e i 5 più brutti vinceranno una copia autografata del suo ultimo libro.

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Perchè non provarci allora ? Quando si tratta di creare qualcosa non mi tiro mai indietro 😉

Ho pensato di realizzare la scritta usando i nostri fagioli, non è la giornata della rivoluzione del cibo ? E quale rivoluzione più grande usare dei fagioli biologici coltivati a mano da una milanese D.O.C ?

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Mi sono divertita tantissimo a maneggiare i fagioli cannellini borlotti e le lenticchie rosse quelle che uso per il dahl, dopo averli sparsi sulla spianatoia, e a dargli la forma che desideravo. Ad usarli per scrivere e che importa se poi non vinceremo niente. L’importante è partecipare, no ?

Ho chiesto allora ad Ambra se voleva fare qualcosa anche lei, di disfare la scritta e creare quello che voleva.

Ecco come abbiamo iniziato a disegnare con i fagioli.

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Ambra ha disegnato una luna e una stella, a mano libera, senza schema e modello. Spostando e muovendo tutti i fagioli insieme, dandogli la forma desiderata, quasi fossero una pasta da modellare.

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Ha disfatto il disegno e ha iniziato a fare un uccello…dopo aver partecipato al World Migratory Bird Day a casa nostra non si parla d’altro 😉

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Sotto ha iniziato a comporre le lettere che formano il suo nome.

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Questa nuova attività ci ha preso talmente le mani che ho deciso di lasciare la spianatoia sul tavolo della cucina con i fagioli per tutto il pomeriggio, pronta per chiunque avesse voglia di disegnare o creare qualcosa.

Qualcosa di temporaneo che, come su una lavagna, sarebbe poi stato cancellato.

Io naturalmente ho fatto un cuore

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E poi qualcosa che dovrebbe essere una volpe 😉 Ma ognuno ci può vedere quello che vuole.

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Appena è arrivata Viola ha voluto subito anche lei creare qualcosa.

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Le lettere che compongono il suo nome.

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Un fiore.

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Disegnare con i fagioli ci è piaciuto tantissimo e sicuramente è un’attività che rifaremo molto presto. Ve la consiglio, non solo per i vostri bambini, ma anche per voi. Non sò descrivervi bene la sensazione che si prova, ma a me ha rilassato tantissimo.

Provatela 🙂

Come coltiviamo i nostri Fagioli Borlotti biologici

Dal giorno in cui ho iniziato a coltivare i fagioli, qualche anno fa, quando li mangio li assaporo lentamente, me li gusto piano piano, non voglio perdermi nulla della loro buona e preziosa sostanza. Perché da quando li coltivo, da quando ho provato tutta la fatica, il lavoro, il tempo che c’è dietro un piccolo e semplice fagiolo, il loro sapore è cambiato, in meglio naturalmente 😉

Li mangio soprattutto in queste fredde giornate d’inverno, ma i nostri fagioli sono buoni in tutte le stagioni, e mentre li vedo che cuociono lentamente sulla stufa a legna ripenso a quella fredda giornata d’aprile quando tutto è iniziato…..

I fagioli qui si seminano a metà aprile, quando il rischio di gelate è superato, altrimenti le piante molto delicate, morirebbero. I primi anni li abbiamo seminati a mano, o meglio con i piedi, come faceva il mio vicino M. di 90 anni tanti anni fa. Con un trattore si aprono i solchi nella terra e poi con un paniere in mano, pieno di semi biologici, si percorre a piedi solco per solco. Ad ogni posta (ogni punto di semina) si buttano 4 o 5 fagioli, perché non tutti i semi nascono, e poi si ricoprono spostando la terra con entrambi i piedi, né troppo nè troppo poco. Il giorno di 3 anni fa quando M. ed io abbiamo seminato 1 ettaro intero (10.000 mq2) di terra me lo ricorderò sempre come uno dei giorni più emozionanti della mia vita. La fortuna di avere al mio fianco un grande e sapiente maestro. Imparare insieme a lui un gesto antico, seminare, che ripetuto infinite volte diventa quasi un mantra, un rito, una danza. Le mani e i piedi che con il passare delle ore diventano sempre più esperte e allo stesso tempo più pesanti. E alla fine voltarsi indietro e rendersi conto di avere compiuto una grande impresa 🙂

Dopo tutta questa fatica vi potete immaginare la nostra gioia nel vedere sbucare dalla terra ad uno ad uno tutti i germogli, con i loro cappellini rossi in testa.

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E poi vederli crescere a poco a poco.

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E la soddisfazione nel pensare che questa distesa di fagioli li avevamo seminati uno ad uno, noi, con le nostre mani ?

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Le piantine crescono e purtroppo insieme a loro anche le erbacce,come mi dice sempre M. “La mala gente e le male erbe non muoiono mai” ! Noi facciamo agricoltura biologica e quindi non usiamo nessun diserbante per eliminarle.

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L’unico mezzo per estirparle, quando ancora non avevamo il trattore, era quello di rimuoverle manualmente, con la zappa.

Qui potete vedere la differenza tra un solco zappato (il primo a destra) e gli altri non ancora zappati.

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Questo lavoro si svolge verso maggio e giugno, sotto il sole, e con tanto sudore !

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Ai primi d’agosto i fagioli sono pronti per essere raccolti freschi. Noi ne raccogliamo freschi solo pochi per consumarli subito.

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Facciamo seccare i baccelli sulla pianta con il forte sole d’agosto e quando sono secchi al punto giusto estirpiamo dalla terra tutta la pianta. Ho imparato che questa operazione va fatta la mattina presto verso le 5, al sorgere del sole, quando c’è ancora l’umidità della notte, perché  in questo modo i baccelli ancora umidi non si aprono. Ecco il nostro trattore rosso fiammante !! Vi piace ?

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Stendiamo tutte le piante raccolte su grandi teloni di plastica, per fare seccare ulteriormente i baccelli, e rendere più semplice l’estrazione dei fagioli. Nelle ore più calde della giornata, verso le 2 di pomeriggio, battiamo i fagioli secchi con dei bastoni per spaccarli e aprirli. Un tempo per batterli si usava uno strumento chiamato “correato”, M. me ne parla sempre, 2 bastoni fatti di crognolo, un legno fortissimo, legati da una fune. Uno si teneva in mano e l’altro si faceva roteare e si batteva sui fagioli, bisognava essere esperti se no si rischiava di darselo sulla testa !! Un altro modo per batterli era quello di farli calpestare dai buoi, l’unico inconveniente era che i buoi oltre a calpestarli ci facevano sopra anche i loro bisogni 😉

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La scorsa estate quando li abbiamo raccolti faceva così tanto caldo che non c’è stato neppure bisogno di batterli, i fagioli cotti dal sole hanno iniziato a scoppiare ed aprirsi da soli, che musica facevano !! Per aiutarli ho pensato bene di schiacciarli con i piedi nudi, non potete immaginare quanto sia divertente.

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Ma non è ancora finita. Una volta battuti, con un forcone si toglie grossolanamente la paglia e si raccolgono i fagioli che però non sono ancora completamente puliti. Si passano allora in un grande “corvello”, setaccio, che una volta veniva appeso al soffitto, e si setacciano per separare i baccelli rimasti dai fagioli.

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Poi come mi ha insegnato M., quando tira un po’ di vento si passano i fagioli da un secchio all’altro, controvento, per pulirli,  togliergli i pezzi di paglia rimasta e la terra.

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E dopo tanto lavoro e fatica, ecco i nostri fagioli buoni, sani e genuini. Coltivati con tanta cura, passione e amore.

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Ora avrete capito perché i nostri fagioli sono speciali e perché quando li mangio me li gusto piano piano fino all’ultimo boccone !

I nostri fagioli, certificati biologici, li potete acquistare presso il nostro punto vendita in Azienda a nel nostro negozio su Blomming.

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