Ciao Katie

 

20150410_190903Quanto tempo è passato dal mio ultimo post, troppo. E altrettante cose sono successe qui al Podere Argo, alcune belle altre meno.

Proprio allo sbocciare della primavera se n’è andata, dopo una lunga malattia, la nostra amata cagna Katie che ha scandito la nostra vita qui al Podere fin dagli inizi.

Katie aveva 13 anni e mezzo e già da qualche tempo iniziava a mostrare i primi segni di vecchiaia. Negli ultimi mesi non era più la Katie che conoscevamo, la Katie che galoppava in mezzo ai campi alla caccia di fagiani ed altri volatili. Continuava sempre ad accompagnarci nelle nostre passeggiate, ma con un passo affaticato e stanco.

Non ci sono parole per esprimere il vuoto che ha lasciato in ognuno di noi. Ogni giorno io continuo a cercarla, a immaginare di vedermela apparire all’improvviso correndo, a pensare che è lì di fianco a me mentre lavoro nel campo di lavanda o mentre vado a dare da mangiare alle galline e alle papere. Da quando ci ha lasciati il Podere Argo non è più lo stesso, e mai più lo sarà. Manca il suo affetto incondizionato, la sua gioia di vivere, la sua energia, e la sua simpatia.

In tutti i commenti lasciati nel Guest Book dell’agriturismo Katie era la protagonista indiscussa, per il benvenuto molto caloroso che dava a ciascuno e la compagnia che era pronta ad offrire a tutti.

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Ciao Katie, grazie per aver percorso questo pezzo di vita insieme a noi; resterai per sempre nei nostri cuori e non ti dimenticheremo mai.

In questo periodo di mia assenza non sono però successe solo cose brutte, anzi, ci sono tantissime novità che a mano a mano vi svelerò. La prima fra tutte, e sicuramente la principale causa della mia assenza qui, è la costruzione di un nuovo sito, un sito serio finalmente, al cui interno troverete anche questo blog.

Riuscire a incastrare tutto, i lavori on line e quelli off line non è stato semplice, ma conto di farvi vedere il risultato finale molto presto.

Quindi mi raccomando continuate a seguirmi perché ho in serbo molte sorprese per voi 😉

 

 

Civita di Bagnoregio

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Quest’anno per la tradizionale gita di Pasquetta sono ritornata in un luogo dove ero già stata molti anni fa, ma talmente bello e unico, che è sempre un piacere ritornarci, Civita di Bagnoregio, un piccolo borgo,  frazione di Bagnoregio, nella provincia di Viterbo.

Civita è un antico borgo adagiato su una collina, tra il lago di Bolsena ad ovest e la valle del Tevere ad est, che ha la peculiarità di essere accessibile solo grazie ad un ponte pedonale, in cemento armato costruito nel 1965, tutt’intorno il vuoto e il nulla.

Sospesa in aria, isolata, quasi sorgesse dal nulla e fluttuasse nel cielo, tra le nuvole, Civita riesce sempre a sorprendere e meravigliare i suoi visitatori, anche chi come me la conosceva già.  Questa sua straordinaria situazione di isolamento è dovuta alla progressiva erosione della collina su cui si erge e della vallata circostante, un’erosione che nei secoli ha dato vita a dei calanchi che caratterizzano il panorama circostante,

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un’erosione che è tuttora in corso, e che rischia di fare scomparire questo gioiello per sempre. Civita di Bagnoregio è infatti anche tristemente nota come “la città che muore”.

In passato al borgo di Civita si accedeva mediante cinque porte, quando fu fondata 2500 anni fa dagli Etruschi essa era infatti una ricca e fiorente città dedita al commercio, grazie alla sua strategica posizione e vicinanza con una delle più antiche vie d’Italia che congiungeva il Tevere con il lago di Bolsena.  Numerose sono le testimonianze di epoca etrusca che sono giunte fino a noi: una piccola necropoli ritrovata sotto al belvedere di San Francesco vecchio, la grotta di San Bonaventura, nato qui a Civita, nella quale si dice che San Francesco risanò il piccolo Giovanni Fidanza, che divenne poi San Bonaventura, è in realtà una tomba a camera etrusca. Il “Bucaione”, un profondo tunnel che fende la parte più bassa dell’abitato, e che da l’accesso diretto dal paese alla Valle dei Calanchi. In passato erano inoltre visibili molte tombe a camera, scavate alla base della rupe di Civita e delle altre pareti di tufo limitrofe che purtroppo sono scomparse nei secoli a causa delle innumerevoli frane.  Gli stessi Etruschi dovettero affrontare i problemi di sismicità e di instabilità della zona, con opere di canalizzazione delle acque piovane e di contenimento dei torrenti circostanti, opere che vennero riprese dai romani al loro arrivo. Opere di contenimento purtroppo abbandonate in seguito che causarono un rapido degrado della zona e ad un progressivo abbandono di Civita. Oggi gli abitanti di Civita sono una decina.

Non conosciamo però il nome etrusco di Civita, il suo nome attuale  Bagnoregio o Balneum regis “bagno del re” è infatti un toponimo di origine goto-longobarda, secondo la leggenda infatti le sue acque benefiche, probabilmente termali, avrebbero guarito le ferite del re longobardo Desiderio.

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Per raggiungere la sola porta di entrata rimasta al Borgo, porta di Santa Maria o della Cava, bisogna percorrere a piedi un lungo ponte in salita.

CivitaBagnoregio04201532xCivitaBagnoregio04201531xE avvicinarsi lentamente, a piccoli passi, a questo borgo incantato dove il tempo sembra essersi fermato.

CivitaBagnoregio04201517xAll’arrivo, quando finalmente si entra nel piccolo borgo, che fa parte de I borghi più belli d’Italia, si ha la sensazione di essere stati ampiamente ripagati dell’impresa compiuta.

Al suo interno, Civita ci svela tutto del suo passato. Tra le piccole vie si possono ammirare le tipiche case medievali viterbesi, case basse con balconcini e scalette esterne, nella piazza principale la romanica Chiesa di San Donato, al cui interno vi è uno stupendo Crocefisso ligneo quattrocentesco, della scuola di Donatello, e un affresco della scuola del Perugino.CivitaBagnoregio04201523x

Il Palazzo Vescovile, un mulino del XVI secolo, la casa natale di San Bonaventura e la porta di Santa Maria, con due leoni che tengono tra le zampe una testa umana, in memoria di una rivolta popolare degli abitanti di Civita contro la famiglia orvietana dei Monaldeschi.

La totale assenza di macchine, motorini, mezzi di trasporto,  rende la visita di questo gioiello antico ancora più irreale e fuori dal tempo.

CivitaBagnoregio0420153x Un posto magico e unico che si lascia a malincuore, e in cui si spera di ritornare presto.

 

INFORMAZIONI UTILI

Civita di Bagnoregio dista circa 1 km da Bagnoregio da cui bisogna passare per raggiungerla. Il parcheggio più vicino si trova al Belvedere che dista pochi metri dal ponte di accesso al borgo. Durante i giorni festivi, come è successo a noi a Pasquetta, quando l’afflusso di visitatori è maggiore, la strada è chiusa e bisogna lasciare la macchina nei parcheggi di Bagnoregio e percorrere tutto il tragitto a piedi.

Vi è un biglietto d’ingresso per Civita (dalle 8 alle 19) di € 1,50. I bambini sotto i 14 anni entrano gratis.

Potete trovare informazioni dettagliate anche sul sito del Comune, dove potete anche ammirare in tempo reale, grazie ad una webcam, questo meraviglioso borgo.

Distanza di Civita di Bagnoregio dal Podere Argo: km 46, tempo stimato di percorrenza 57 minuti.

Per maggiori dettagli potete consultare la nostra Mappa.

 

I fiori amici dell’orto

TageteOrtoSinergicoblog3Quest’anno, per la prima volta da quando vivo al Podere Argo, non ho dovuto fare i soliti lavori di preparazione dell’orto: la vangatura o aratura e la zappatura. Non c’è stato bisogno di fare tutto ciò perché ho scelto di praticare l’agricoltura sinergica e quindi non mi resta altro che prendermi cura dei bancali del mio orto sinergico: togliere le erbacce dove sono cresciute, aumentare la pacciamatura dove c’è bisogno e soprattutto ora che la Primavera è finalmente arrivata, iniziare le semine.

Oltre agli ortaggi già presenti, frutto delle semine estive e autunnali, primo fra tutti il mio amato cavolo nero, all’inizio dell’anno ho seminato l’aglio rosso di Proceno, fave, cipolle e piselli. Molto presto inizierò anche la semina di alcuni fiori che sono amici dell’orto, fiori molto utili nella lotta biologica contro i parassiti e gli afidi, che attirano tanti insetti benefici, tra cui le api, che entrano in una sinergia molto positiva con tutti gli ortaggi, e last but not least che regalano tanta bellezza, colore, profumo, vivacità, una gioia che non guasta quando si passano molte ore del giorno a lavorare nell’orto sinergico.

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TAGETE

Per iniziare seminerò il TAGETE, un fiore che ho scoperto da poco ma che mi ha già conquistata. Originario del Sud America, appartenente alla famiglia delle Asteracee, ha un bellissimo fiore con tanti petali che possono andare dal giallo, all’arancio al rosso. Oltre ad essere bello e sfoggiare colori brillanti il Tagete è un fiore molto utile nell’orto, grazie infatti al suo profumo non sempre gradevole tiene lontano alcuni parassiti dalle piante, inoltre le radici del tagete rilasciano nel terreno delle sostanze che in qualche modo ‘puliscono’ il suolo da vermicelli e parassiti nocivi. Questo fiore è anche perfetto per contrastare parassiti come i nematodi e quindi essere d’aiuto nella coltivazione del pomodoro, del basilico e dei fagioli.

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L’anno scorso ho seminato il Tagete a fine marzo, in piccoli vasetti coprendo leggermente i semi di terra, e poi quando erano alti circa 5 cm li ho trapiantati nell’orto. Il tagete è un fiore che non teme infatti il trapianto, è facile da coltivare perché non ha grosse esigenze e si adatta anche se ha poca acqua. Ha una fioritura lunghissima, da maggio a novembre, a seconda delle temperature, e una volta sfiorito si raccolgono i fiori secchi in mazzi e si mettono a seccare a testa in giù fino a quando scuotendoli non cadranno i piccoli semi. In questo modo avremo la nostra scorta per seminarli l’anno successivo.

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Passeggiare nell’orto e vedere i colori sgargianti del Tagete è una gioia per gli occhi, è un fiore che si moltiplica anche molto facilmente, così ben presto avrete una bella macchia di colore da ammirare.

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NASTURZIO

Un altro fiore che sicuramente seminerò è il Nasturzio, i miei primi semi li ho ricevuti in regalo da Irene, una mia cara amica e blogger, quindi per me hanno anche un valore affettivo. Il Nasturzio infatti, come il Tagete, svolge una funzione di protezione per i nostri ortaggi, tenendo lontano gli afidi soprattutto dai pomodori e dai fagioli.

Il Nasturzio è una pianta rampicante annuale che si semina in primavera e che fiorisce da giugno ad ottobre con dei bellissimi fiori arancioni o gialli. Questo fiore oltre ad essere bello e utile ha una qualità in più, è commestibile. Buono da mangiare in estate in insalate saporite e colorate.

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L’anno scorso il Nasturzio l’ho piantato direttamente nell’orto e si è subito ambientato molto bene, allargandosi e allungandosi sulla pacciamatura dei bancali dell’orto sinergico evitando così la crescita di erbacce e mantenendo in estate la giusta umidità del terreno. 

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Anche lui talmente bello e buono, che io anche se non avesse tutte queste proprietà benfiche un posticino nell’orto glielo troverei sempre e comunque.

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CALENDULA

Quest’anno la Calendula molto probabilmente non ci sarà neanche bisogno di seminarla. L’anno scorso ce n’era talmente tanta nei bancali che sicuramente si sarà disseminata da sola e presto la vedremo spuntare in mezzo alla paglia. E’ un fiore che come ho gia detto qui adoro e spargo un po’ dappertutto nel giardino e nell’orto sinergico. Anche lei oltre ad attirare api, farfalle e molti altri insetti benefici con i suoi fiori dai colori accesi, ha la capacità di allontanare i nematodi dal terreno, i suoi fiori oltre ad essere commestibili e dare un tocco di colore unico alle minestre e alle insalate, hanno anche tante proprietà benefiche per la pelle, soprattutto quella delicata dei bambini, e possono essere utilizzati per preparare un ottimo Oleolito di Calendula.

Incredibilmente non sono riuscita a trovare nel mio repertorio di foto dell’orto sinergico dell’anno scorso una foto con la calendula. Qui sotto ne potete distinguere qualche macchia di colore in mezzo ad una foresta di verde. 

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BORRAGINE

Sicuramente nel mio orto sinergico di quest’anno non mancherà nemmeno il mio grande amore, la BorragineNon che io l’abbia seminata volontariamente, no, è stata lei che vi ha preso posto, di sua iniziativa. La Borragine è infatti una pianta che si dissemina molto facilmente e una volta fatta entrare nel vostro giardino o orto diventa quasi infestante. Non conosco alcuna sua proprietà particolare nella lotta biologica ai parassiti delle verdure, se ne conoscete fatemelo sapere, ma sicuramente attirerà tante api e farfalle e regalerà un tocco di colore unico e meraviglioso.

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Quindi accogliete e coltivate la Borragine nel vostro orto ma con qualche cautela: contenetela perché altrimenti lei prenderà il sopravvento e vi invaderà.

Oltre ai fiori sopra elencati, amici dell’orto e fondamentali nella lotta biologica contro afidi e nomatodi, quest’anno voglio arricchire il mio orto sinergico con molti altri fiori, per la gioia dei miei occhi e di chi lo verrà a visitare. Così da renderlo un posto speciale e bello, dove non solo coltivare e raccogliere verdure, ma anche dove fermarsi e rilassarsi, dove meditare e sognare ad occhi aperti.

Nella mia lista di semi da comprare per ora ci sono: cosmea, zinnie, dalie, piselli odorosi, margherite.

Voi avete qualche fiore da consigliarmi ? 

E a proposito di Orto Sinergico, dopo il successo del corso dell’anno scorso, stiamo organizzando un nuovo corso di agricoltura sinergica a fine aprile, presto tutti i dettagli. Stay tuned 😉

Marmellata di arance di Sicilia con zenzero e lavanda

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Una cassetta colma di arance navel biologiche arrivate direttamente dalla Sicilia, per viaggiare lontano con la mente e rubare un raggio di sole nell’attesa che la primavera spalanchi la porta ed entri.

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Dodici chili di arance e tante idee in testa su come smaltirle. La prima fra tutte quella di trasformarle e conservarle in una marmellata speziata con lo zenzero e profumata alla lavanda.

Nel corso degli anni ho provato a fare marmellate di tutti i tipi, ma mai con le arance, questa è stata la mia prima volta. E devo dire che è stata una bella impresa sbucciare, pelare, rimuovere la parte bianca della scorza, e affettare due chili di arance. Una fatica che mi ha quasi fatto rimpiangere la marmellata di uva fragola o quella di more 😉

Per la ricetta ho cercato ispirazione girando un po’ in rete e sui miei libri di conserve per poi elaborare la mia personale versione.  Ecco come prepararla.

INGREDIENTI

  • 1 kg di Arance navel biologiche di Sicilia
  • 400 g di zucchero
  • zenzero fresco q.b.
  • olio essenziale di lavanda bio (meglio se del Podere Argo ;-))

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PROCEDIMENTO

  • Lavate molto bene le arance, e mi raccomando usate solo quelle biologiche e non trattate.
  • Sbucciate le arance facendo attenzione di non togliere anche la parte bianca, molto amara.
  • Fate scottare le scorze d’arancia nell’acqua bollente per 5 minuti.
  • Scolatele, asciugatele bene e affettatele finemente.
  • RImuovete dalle arance la parte bianca rimasta e i filamenti e tagliatele a fette. Se ci sono i semi toglieteli.
  • Mettete le arance con le scorze, lo zucchero e lo zenzero fresco grattugiato a macerare per almeno un’ora.
  • Mettete in una pentola e fate cuocere per circa 45 minuti. Per vedere se la marmellata è pronta fate la prova del cucchiaio su un piattino.
  • Nel frattempo lavate molto bene dei vasetti di vetro per marmellate e sterilizzateli passandoli in forno ad una temperatura di 130° per almeno 20 minuti. Rimpiteli quando la marmellata è ancora calda.
  • Prima di chiuderli versate 1 o 2 gocce di olio essenziale di lavanda bio per vasetto. Chiudeteli ermeticamente e capovolgeteli.
  • Sterilizzate i vasetti di marmellata facendoli bollire per 20 minuti in una pentola molto capiente, in modo che l’acqua li ricopra totalmente.  .

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Una marmellata speziata e profumata di lavanda da gustare a colazione o a merenda su una fetta di pane sciapo appena sfornato fatto con la pasta madre, farina di farro, kamut e grano.

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Liquore di foglie di Visciole


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Le visciole sono dei frutti simili alle ciliegie, più piccole e dal sapore tra l’acidulo e il dolce che qui maturano a fine giugno, molto adatte ad essere trasformate in marmellate o in liquori, anche perché mangiate così, tali e quali, sono meno gustose delle ciliegie. Io le ho imparate a conoscere da quando mi sono trasferita al Podere Argo, ho trovato due viscioli nell’orto, piantati dai vecchi proprietari. Qui in Maremma è infatti un frutto abbastanza comune ed in ogni podere ce n’è almeno un albero.
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Il liquore di foglie di visciole l’avevo assaggiato la prima volta molti anni fa, durante i miei primi giri di ricognizione per conoscere i miei nuovi vicini, andando a veglia, come si usa dire qui. E nonostante io sia fondamentalmente astemia mi era piaciuto molto, Mi aveva colpito per quel suo gusto intenso e molto particolare, a metà tra l’acidulo e il dolce, e per il fatto che era ricavato dalle foglie del visciolo e non dai frutti. Avevo quindi chiesto la ricetta che però è rimasta ferma dentro al mio quaderno delle ricette per svariati anni, fino all’estate scorsa quando ho finalmente deciso di provarla,
Il risultato è stato ottimo, il liquore di foglie di visiciole è diventato un vero e proprio rituale di chiusura delle nostre cene con amici, il bicchiere della staffa; dopo il caffé un bicchierino di Visciolo, l’abbiamo ribattezzato così, ci sta proprio bene.
E’ un liquore da preparare in estate raccogliendo le foglie possibilmente prima della maturazione dei frutti perché in questo modo il loro sapore è più intenso.
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Ecco come prepararlo:

INGREDIENTI

– 300 foglie di visciole
– 3 litri di vino rosso
– 1 litro di alcool
– 1 kg di zucchero di canna bio

PROCEDIMENTO

  • Raccogliete le foglie, lavatele e asciugatele bene su un canovaccio.
  • Mettetele in una grande damigiana di vetro e ricopritele con il vino rosso.
  • Esponete la damigiana al sole per almeno 15 giorni. Io le ho messe sul davanzale del nostro finestrone in cucina.
  • Passati i 15 giorni filtrate il vino e rimuovete le foglie.
  • Mettete il vino filtrato in una pentola capiente e aggiungete lo zucchero di canna.
  • Scaldate sul fuoco e mescolate fino a quando lo zucchero non si sarà completamente sciolto.
  • Fate raffreddare e aggiungete l’alcool.
  • Travasate il liquore in bottiglie di vetro e servitelo freddo.

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Enjoy !! E buon fine settimana a tutti 😉

Toccare il cielo con un dito a Radicofani

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La Maremma è una terra ricca di luoghi incantati da scoprire e visitare, talmente tanto ricca che io ancora non sono riuscita a visitarli tutti.

Quando gli impegni dell’agriturismo e dell’azienda agricola me lo permettono, con Viola e Ambra ci piace andare alla scoperta di questa magica terra e trasformarci in vere e proprie esploratrici con tanto di piante, mappe, binocoli e macchine fotografiche.

Quell’alto promontorio sormontato da una maestosa torre, visibile in lontananza e che ti segue dovunque tu vada qui in zona, mi attirava e incuriosiva da quando sono venuta ad abitare al podere. Quanto doveva essere alto il borgo e quanto doveva essere alta quella torre che svettava su tutti e su tutto. Dopo tanta attesa, finalmente l’estate scorsa sono riuscita ad andarlo a visitare un fresco pomeriggio di settembre, con Viola e Ambra.

Il borgo di Radicofani, a metà strada tra Firenze e Roma, si erge sulla punta di un alto colle di origine vulcanica (896 metri s.l.m.) sull’incrocio della valle del fiume Paglia e di quello dell’Orcia. Una posizione particolarmente strategica dato che Radicofani domina la via Francigena, la più importante delle vie di comunicazione del medioevo tra Roma e l’Europa settentrionale, e che ha fatto di questo borgo una tappa inevitabile per viaggiatori e pellegrini e un valico di confine tra Toscana e Lazio.

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Radicofani sorge probabilmente sui resti di un abitato etrusco, lesistenza della sua Rocca è documentata fin dal 978 quando venne acquistata dai monaci di Abbadia San Salvatore, ma le sue origini vanno indietro nel tempo all’epoca Carolingia. Restò proprietà dei monaci fino al 1153, quando venne riscattata dallo Stato Pontificio. Nel 1154 papa Adriano IV ordinò la costruzione della fortezza per arginare l’avanzata dell’Imperatore Federico Barbarossa. Nel XIII secolo Radicofani tornò sotto il dominio senese e nel 1411 vennero iniziati i lavori di ampliamento e di rinforzamento della Fortezza, per fronteggiare gli attacchi imperiali. Tra il 1297 e il 1300 la Rocca fu occupata dal “brigante gentiluomo” ghibellino Ghino di Taccomenzionate da Dante e da Boccaccio, che la usò come base per le sue gesta di Robin Hood italiano. L’assalto finale e più importante del borgo fu nel 1555 per mano di Cosimo de Medici, alleato di Carlo V, che si concluse con la definitiva annessione di Radicofani al Granducato Mediceo nell’agosto del 1559; un controllo che ebbe fine solo con l’Unità d’Italia.

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Ed è stata proprio la sua imponente e maestosa Fortezza, simbolo di Radicofani, che ci ha attirato come una calamita e ci ha portato dirette su in alto a pochi passi dal cielo. Abbiamo lasciato la macchina nei parcheggi e siamo salite su a piedi fin dentro la Fortezza, qui siamo rimaste senza fiato, talmente tanta era la bellezza e la vastità del panorama, che i nostri occhi faticavano a contenerle tutte, e il cielo sembrava davvero vicino.

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Il borgo di Radicofani visto dalla Fortezza

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Radicofani5Radicofani1Abbiamo passeggiato in mezzo alle imponenti torri, godendo del panorama, delle ampie vedute e cercando di ritornare almeno con l’immaginazione al Medioevo, pienamente consapevoli della posizione cruciale in cui ci trovavamo provavamo di immaginarci quante vedette attente e armate stavano qui sfidando il vento, il sole e le intemperie, a controllare le valli, i passaggi, i confini.

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La Fortezza di Radicofani ha una struttura difensiva esterna a forma pentagonale, mentre quella interna e’ triangolare con un corpo centrale, il Cassero, restaurato e visitabile, e tre torri angolari, la maggiore della quale ha la funzione di mastio. Fra l’ingresso e il cassero vi è un ampio piazzale chiamato Scoperta. All’interno della Fortezza sono inoltre visitabili i passaggi sotterranei, le postazioni di tiro, i bastioni e i camminamenti delle mura e si può osservare una originale catapulta medievale ancora funzionante.

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Ma per noi l’ascesa non era ancora finita, ci mancava l’ultima e la più emozionante, quella del Cassero. Dovevamo ancora salire le ripide scale del maestoso Cassero e raggiungere la punta più alta di Radicofani per arrivare all’altezza di ben 960 mt s.l.m. Se devo essere sincera la cosa mi metteva anche un po’ di ansia, dato che soffro di vertigini. Ma ho voluto sfidare ogni paura, e siamo salite ancora, più su.

Al’interno del Cassero, salendo sui vari piani, abbiamo ammirato i reperti archeologici esposti, risalenti a partire dall’età Etrusca fino ad arrivare al VI sec. d.C. che raccontano la storia della Fortezza, i suoi numerosi restauri, anche per mezzo di foto, plastici e ricostruzioni virtuali.

Arrivate all’ultimo piano ci siamo trovate in un’ultima ampia terrazza merlata, da dove, se avete il coraggio di sporgervi, potete vedere un panorama che davvero non ha euguali: dalla Val d’Orcia al Monte Amiata, dalla Val di Paglia al Monte Cetona, dal Lago Trasimeno al Lago di Bolsena, da Siena a Viterbo, e avere quella rara e inebriante sensazione di toccare il cielo con un dito, 

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Ubriacate di bellezza e di vedute indimenticabili siamo scese dirette verso il borgo di Radicofani per scoprire cosa fosse un grande edificio che avevamo individuato dall’alto e che ci aveva subito attirato per la sua bellezza architettonica.

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Dopo aver preso la macchina e aver viaggiato per pochi minuti abbiamo raggiunto quella che abbiamo scoperto essere la Posta Medicea, detta anche Osteria Grossa, un edificio che si trova lungo la via Francigena a pochi passi dal borgo.

La Posta Mediceacostruita nella seconda metà del 500 da Ferdinando de Medici, era originariamente un edificio per la caccia, ma già alla fine del secolo venne trasformata in locanda e stazione di posta per i viaggiatori che percorrevano l’antica via Francigena. Qui potevano trovare un luogo dove riposarsi e mangiare, e fare abbeverare il cavallo nella bellissima fontana costruita davanti all’edificio nel 1603.

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La Posta ha un porticato a volte in laterizio a crociera ed è delimitato da un doppio ordine di arcate sopra le quali si sviluppa un loggiato con archi a tutto sesto in laterizio. Un edificio bellissimo e pieno di fascino, Ambra appena l’ha visto mi ha chiesto se ci venivamo ad abitare ;-), in cui hanno soggiornato personaggi illustri tra cui: Michel de Montaigne, i papi Pio VI è Pio VIi  e Charles Dickens. Un edificio che purtroppo sembra fruibile solo esternamente, noi l’abbiamo trovato completamente chiuso e non accessibile internamente, e che da l’impressione di essere abbandonato a se stesso; un vero peccato.

Radicofani20Lasciata a malincuore la Posta Medicea ci siamo dirette a piedi verso il Bosco Isabella, un altro tesoro tutto da scoprire dentro il borgo di Radicofani.

Radicofani22Il Bosco Isabella e’un giardino romantico ed esoterico, progettato e realizzato dalla famiglia Luchini alla fine dell’Ottocento. Fu Odoardo Luchini, grande conoscitore delle scienze botaniche, che si occupò personalmente della messa a dimora delle piante provenienti da varie parti del mondo. Dopo la sua morte i lavori furono continuati da sua figlia Matilde.

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Un luogo magico e ricco di mistero da attraversare, al cui centro si trova una piramide alta circa sette metri, con una base triangolare e con gradini in pietra basaltica.

Per noi ormai era l’ora di tornare a casa, ma tante sono ancora le cose che ci siamo ripromesse di visitare a Radicofani nella nostra prossima visita: il Palazzo Pretorio, la chiesa parrocchiale di S. Pietro Apostolo, la Chiesa di S. Agata ed anche semplicemente passeggiare nelle strette vie del borgo per scoprire angoli nuovi e sconosciuti.

INFORMAZIONI UTILI:

Il borgo di Radicofani è nella lista del “World Heritage Site” dell’UNESCO e Bandiera Arancione del Touring Club Italiano.

Parco Museo Città Fortificata di Radicofani
Orario Visite: 10.30-19.30 (aperto tutti i giorni)
Per informazioni contattare la Società Brigadoon: 331 4103303

 

Portatovaglioli facili e fai-da-te con materiale riciclato

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Cercavo da tempo un’idea per creare dei portatovaglioli fai da te e riciclosi per i nostri tovaglioli in stoffa.

Ed ecco l’idea di ricavarli dai rotoli della carta igienica riciclati, un’idea tanto semplice quanto divertente da realizzare in un pomeriggio freddo o piovoso con i bambini.

Pochissimo e tutto di riciclo il materiale di cui avrete bisogno, per dei portatovaglioli colorati e simpatici ad un costo praticamente uguale a zero 🙂

MATERIALE

– Rotoli della carta igienica finiti

– Sacchetti di plastica di diversi colori

– forbici

– colla

Portatovaglioli

 

PROCEDIMENTO

– Ritagliate i sacchetti di plastica ricavandone tante strisce, il più lunghe possibile.

– Tagliate a metà il rotolo di carta igienica.

– Con la colla incollate l’estremità della vostra striscia sulla vostra metà di rotolo e iniziate ad avvolgerla tutto intorno, in modo da coprirlo interamente.

– Nel caso in cui la striscia finisca prima di aver ricoperto tutto il rotolo incollate la parte terminale e riniziate con una nuova striscia di sacchetto di plastica.

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Ed ecco pronto in pochi minuti il vostro portatovagliolo fai da te e ricicloso.  

Per personalizzarli e renderli unici per ciascun membro della famiglia potete farli in tanti colori diversi, o potete scriverci il nome del proprietario con un pennarello indelebile, oppure aggiungere un filo colorato o un fiocco personalizzato.

Fate voi. E soprattutto divertitevi 😉

 

Aggiornamenti sul Pesco della Vigna

 

 

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Ve le ricordate le nostre piccole piantine di pesco della vigna, una varietà antica di pesco, che avevamo seminato tre anni fa ?

Da allora sono cresciute molto, ed hanno ormai assunto le sembianze di piccoli alberelli.

Dopo averli curati e preservati e trasferiti più volte in varie dimore: prima nel nostro orto, poi nella nursery, una vecchia botte, adesso hanno finalmente una loro casa definitiva.

Un pesco è andato a stare nel nostro nuovo frutteto, su un lato del campo di lavanda, l’altro ha preso la sua residenza davanti all’appartamento dell’agriturismo.

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Come vi avevo già spiegato qui“il Pesco della Vigna è un’antica varietà da frutto che fin dall’antichità è stata sempre coltivata in consociazione ai filari delle viti (come dice il suo nome). Infatti i contadini durante il periodo della vendemmia, tra la fine di settembre e gli inizi d’ottobre erano soliti consumare queste pesche, per alleviare la sete dovuta alla fatica del lavoro. Non a caso anche la Pesca della Vigna, matura nello stesso periodo dell’uva. Si tratta di una varietà diffusa un pò in tutta l’Italia, soprattutto in quella centro settentrionale, mentre è molto sporadica la sua presenza nelle regioni meridionali.

Dopo aver preparato una bella buca con la zappa e la pala abbiamo messo le nostre piante a dimora, e le abbiamo ricoperte con la terra. Abbiamo poi messo uno strato di pacciamatura fatta di paglia tutto attorno alla pianta, per proteggerla dal freddo, evitare la nascita delle infestanti e mantenere l’umidità del terreno.

Ed ora non ci resta che aspettare di assaggiare i loro frutti 🙂

 

 

Pesto di cavolo nero

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Ormai il mio amore per questa magnifica verdura che abita nel nostro orto sinergico dalla scorsa primavera è grande e dichiarato . Amo proprio tutto del cavolo nero: il suo portamento nobile ed elegante, il suo verde così forte ed intenso che mi ci vestirei, e il suo sapore unico e inimitabile.

Dopo averlo mangiato per anni nella nostra zuppa preferita, quando l’ho trasformato in pesto per condirci la pasta, il mio amore e la mia stima sono aumentati.

Il pesto di cavolo nero è così buono da offuscare, a mio parere, la gloria del pesto originale, quello di basilico. E’ riuscito a conquistare anche Viola e Ambra che, dopo averlo assaggiato sulla pasta,  lo spalmano anche sul pane per una merenda sana e gustosa.

Sì perché questo pesto oltre ad essere buono è anche molto versatile, oltre alla pasta si sposa bene con il riso, con il pane tostato per antipasti sfiziosi, o con le verdure e i formaggi per arricchirli e insaporirli.

 INGREDIENTI

– Foglie di cavolo nero biologiche e sinergiche (200 g circa)

– 50 g di pinoli

– 50 g di mandorle

– 1 spicchio di aglio rosso di Proceno

– olio extra vergine di oliva

– parmigiano reggiano

– sale

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PROCEDIMENTO

– Lavate le foglie di cavolo nero e lessatele, meglio se con una pentola a vapore.

– Togliete la parte centrale delle foglie e mettetele in un mortaio o in  un robot da cucina, insieme all’olio extra vergine di oliva, l’aglio, i pinoli, le mandorle, il parmigiano reggiano e il sale.

– Pestate bene o tritate, fino ad ottenere una composto omogeneo.

– Al momento di preparare la pasta allungate il vostro pesto con poca acqua di cottura e condite.

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Io preparo il pesto di cavolo nero in grande quantità e poi lo surgelo in bicchierini di carta pronti all’uso. Ne tengo anche un vasetto nel frigorifero ricoperto di olio, da consumare in pochi giorni, per condire e insaporire ogni sorta di piatto.

Togliendo il parmigiano e sostituendolo con del lievito alimentare il pesto di cavolo nero diventa anche un condimento adatto a chi segue una dieta vegana.

Provatelo e innamoratevi anche voi 😉

 

 

 

 

 

 

 

 

I nostri trattamenti Benessere e Bellezza Naturale

 

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Al Podere Argo amiamo prenderci cura di voi, coccolarvi, farvi sentire a casa vostra nel totale comfort ed in una piacevole privacy.

Il nostro più grande desiderio è quello di farvi vivere un sogno ad occhi aperti, un soggiorno indimenticabile, fatto di pace e di relax, abbracciati da una natura selvaggia e incontaminata.

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E’ proprio per questo che abbiamo studiato, insieme alla nostra cara amica Antonella, esperta di estetica naturale che avete già avuto modo di conoscere grazie alle sue ricette di maschere naturali e fai da te, dei trattamenti per lui e per lei di Benessere e Bellezza naturale riservati agli ospiti  del nostro agriturismo, su prenotazione. Così da assicurarvi una vacanza rilassante e rigenerante in cui poter prendersi cura del proprio corpo e del proprio spirito.

 

Trattamenti che hanno come ingredienti i nostri prodotti biologici:  il miele, la lavanda, l’idrolato di lavanda, il nuovo e meraviglioso Olio rilassante alla lavanda e le verdure del nostro orto sinergico, sì proprio loro 😉

 

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Ecco la lista dei trattamenti benessere e bellezza naturale che vi offriamo durante il vostro soggiorno all’Agriturismo Podere Argo:

Massaggio Rilassante Argo. Olio per massaggi alla Lavanda biologica e in diffusione il nostro olio essenziale di lavanda biologico. Durata 50 minuti. Prezzo € 50

Scrub corpo per lei nutriente e rigenerante dei tessuti. Fiori di lavanda bio, miele e idrolato di lavanda. Durata 45 minuti. Prezzo € 60

Scrub corpo per lui purificante e rigenerante. Steli di lavanda, miele,  e idrolato di lavanda. Durata 45 minuti. Prezzo € 60

Scrub/Maschera viso antiage e purificante. Miele e idrolato di lavanda. Durata 30 minuti. Prezzo € 35

Maschera mani e piedi ristrutturante con manicure e pedicure estetica inclusa. A base di miele, idrolato di lavanda e polvere di steli di lavanda. Durata 60 minuti. Prezzo € 50

E poi quello che secondo me è davvero il nostro “pezzo forte” e unico, quello che abbiamo chiamato Dall’Orto al Corpo ossia trattamenti di bellezza naturale fatti con le verdure del nostro orto sinergico.

Maschera per il viso con verdure biologiche e sinergiche di stagione. Durata 30 minuti. Prezzo € 25

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E dato che San Valentino è davvero alle porte, perché non regalare uno dei nostri trattamenti al vostro amato/a ?

 

 

 



Gli Sconosciuti del Podere Argo

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E’ iniziata una nuova settimana con tanta, tantissima emozione ancora da smaltire.

Venerdì sera qui al Podere Argo la tensione era alle stelle, eravamo tutti in trepidante attesa di vedere il risultato delle interviste e delle riprese fatte a dicembre.

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Talmente tanta era l’emozione che io mi ricordo poco e niente della puntata, dovrò sicuramente riguardarla con più attenzione.

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Vedere scorrere le immagine della nostra vita dentro lo schermo di un televisore è stata un’esperienza meravigliosa, unica e travolgente.

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Grazie di cuore a tutti quelli che l’hanno voluta condividere con noi.

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E per chi si è perso la puntata di venerdì la può tranquillamente rivedere sul sito di Sconosciuti, a questo link: Sconosciuti, puntata del 06/02/2015.

 

 

Zuppa di cavolo nero e zucca, con curcuma, zenzero e semi vari

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Ormai l’ho imparato che i mesi più freddi qui sono gennaio e febbraio, e che a marzo si inizia a lasciare la presa stretta del piumone, per poi allentarla ancora di più ad aprile.

Sono appena passati i giorni della merla, che come mi hanno insegnato i miei vicini sono i tre giorni più freddi dell’anno. Giorni in cui prima di aprire la porta di casa e di uscire bisogna tirare un bel sospiro e farsi coraggio, tanto coraggio.

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Giorni in cui hai voglia solo di stare in cucina, seduta vicina il più possibile alla stufa a legna, ad aspettare che il giorno con il suo vento forte e gelido passi.

E’ proprio in questi giorni che io amo preparare quello che è diventato ormai il mio comfort food invernale per eccellenza, lei la sola e unica zuppa di cavolo nero e zucca.

E pensare che prima di venire a vivere qui in Maremma nemmeno lo conoscevo il cavolo nero, non l’avevo mai visto o assaggiato. Ed ora è diventato uno dei miei più grandi amori in cucina e non solo.

Nel nostro orto sinergico, ce ne ho una quantità tale da poter sfamare un intero esercito. Il cavolo nero è anche uno dei pochi sopravvissuti alle gelate e alla neve di dicembre.

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Mi piace preparare questa zuppa con largo anticipo, nel primo pomeriggio, per farla cuocere lentamente sulla stufa a legna, accanto a noi durante le lunghe ore che ci separano dalla sera.

E’ una zuppa che mi sono inventata e che non segue mai una ricetta ben precisa, ogni volta tolgo o aggiungo qualche verdura. Le  uniche certezze, i suoi soli capisaldi sono: il cavolo nero, la zucca, lo zenzero e la curcuma e semi vari; tutti ingredienti che ho sempre in casa e che soprattutto in inverno metto dappertutto, dato che sono dei grandissimi alleati per sconfiggere i malanni di stagione.

L’ho cucinata l’ultima volta la settimana scorsa con una zucca biologica internazionale, che mi è stata portata in regalo da ospiti olandesi vegani dell’agriturismo, e l’abbiamo mangiata tutti insieme una sera. Sono proprio fortunata ad avere gente da tutto il mondo che sceglie di venire a passare del tempo qui con noi, e che porta anche dei meravigliosi doni.

Ecco cosa avete bisogno per prepararla:

INGREDIENTI

– Foglie di cavolo nero

– zucca

– un cucchiaio di curcuma

– due fettine di zenzero

– carote

– una cipolla

– sedano

– patate

– semi vari (di girasole, di lino, di zucca)

PROCEDIMENTO

– Lavate e mondate bene le verdure.

– Sbucciate lo zenzero e tagliatelo a fettine sottili.

– Tagliate a dadini tutte le verdure.

– Fate un soffritto con dell’olio extra vergine di oliva e aggiungete la cipolla, le carote, il sedano, la curcuma e lo zenzero e fate rosolare bene.

– Aggiungete tutte le altre verdure e i semi, e copritele con abbastanza acqua.

– Fate bollire per almeno un’ora e fino a quando l’acqua non si sarà ristretta.

– Mettete nei piatti una fetta di pane sciapo (senza sale) meglio se abbruscata (tostata) e in cui avrete sfregato uno struccio ´spicchio) d’aglio e un po’ di olio extra vergine di oliva e versateci sopra la vostra zuppa.

Buon Appetito !

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Venerdì 6 Febbraio il Podere Argo in tv a Sconosciuti su Rai 3

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Come vi avevo preannunciato qui, lo scorso dicembre il Podere Argo e i suoi dintorni, sì sono trasformati in un set televisivo per le riprese di una puntata del programma di Rai 3, Sconosciuti.

Dopo le riprese, c’è stata la fase di montaggio e di redazione della puntata e tra qualche giorno potremo vederne il risultato sullo schermo.

Sì, perché finalmente ci hanno comunicato la data: venerdì 6 febbraio 2015 verso le 20.10, dopo il Tg di Rai 3 andremo in onda. Ancora stento a crederci, che ci vedremo dentro uno schermo televisivo per una quantità enorme di minuti, anche troppi per i miei gusti. Tantissima emozione e anche un po’ di paura del risultato 🙂

Vi avevo già parlato dell’esperienza unica e meravigliosa, ma non nei dettagli. Trasformarsi, e soprattutto improvvisarsi “attori” e “personaggi televisivi” così di punto in bianco non è stato facilissimo, anche se abbiamo avuto al nostro fianco due persone meravigliose, l’autrice ed il camera man, della produzione del programma.

Essere intervistati per ore e ore, senza potersi muovere (per me è stata peggio di una tortura) facendo attenzione a non muovere il microfono, a non fare smorfie assurde e sguaiate (su questo non posso assicurare nulla), è stata una vera e propria prova di forza e di resistenza.

Per non parlare dei contenuti, raccontare la propria vita, con i suoi successi ma anche i suoi fallimenti e le sue crisi, rispondere a delle domande a volte molto intime, delicate, per non dire imbarazzanti, anche questa è stata una bella sfida.

Per finire con le riprese del giorno successivo, che si sono protratte per tutta la giornata, in ogni possibile situazione di vita quotidiana e passata. Avere sempre una telecamera puntata addosso, anche mentre si guida la macchina, è un privilegio di pochi e un’esperienza che capita poche volte nella vita di noi comuni mortali, e che io sono molto felice di avere fatto.

Mentre aspetto con un po’ di agitazione la fatidica data, vi lascio con qualche immagine del dietro le quinte delle riprese, ma non troppe, per non rovinarvi la sorpresa.

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Sorano
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Sorano

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Ci vediamo presto su Rai 3 😉

 

Smettere di sognare ? Mai

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Un mare di lavanda, un sogno che si è materializzato, ha messo radici nella nostra terra e nella nostra testa, ha preso forma ed è cresciuto a piccoli passi, proprio come noi.

E mentre sotto i nostri occhi accadeva tutto ciò, ce ne siamo talmente innamorati, che abbiamo deciso di non fermarci, e di continuare a sognare, ancora più in grande.

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Tra novembre e dicembre abbiamo piantato tante altre piante di lavanda officinale, e continueremo ancora per un totale di altre 1500 piante biologiche.

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Perché quando ami un sogno, non vorresti risvegliarti mai 😉

 

San Valentino: Cuori di Lavanda fai da te

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San Valentino si avvicina e a me viene voglia di tingere tutto di rosso, e di riempire la casa di cuori. Veramente io questa sensazione ce l’ho tutto l’anno, non solo a febbraio, e chi è stato qui al Podere Argo lo sa bene che amo i cuori e che li dissemino ovunque.

Infatti se devo essere proprio sincera, questi cuori fatti di stoffa e di tulle, li avevo preparati a Natale per venderli; li avevo pensati come un addobbo originale per l’Albero di Natale o come un’idea regalo profumata. Ho scelto di fare un lato in tulle, un materiale più leggero e trasparente della stoffa, per rendere visibili i fiori essiccati di lavanda e per permettere al loro profumo di diffondersi più facilmente. Ma dato che non sono riuscita a mostrarveli a dicembre, quando li avevo preparati,  ho pensato di riciclarli come idea regalo fai da te per San Valentino. Dei cuori rossi e profumati, per manifestare tutto il vostro amore, al vostro amato, alla vostra amica del cuore, ai vostri parenti, insomma a tutte le persone che amate, nel senso più esteso del termine.

Come vi ho già detto, ho una visione molto globale e anglosassone di San Valentino, avendo una madre pakistana, con una percentuale di sangue inglese, per me questa non è solo la festa degli innamorati, ma dell’amore in generale. Mi ricordo quando ero piccola e per il 14 febbraio, insieme a mia madre e alle mie sorelle, preparavamo biglietti di auguri per tutti i nostri parenti e per gli amici più cari. E’ così che io intendo questa festa, per me è la festa dell’Amore, di qualsiasi genere e natura esso sia.

Ecco come realizzare i Cuori di Lavanda:

MATERIALE

– Stoffa a quadretti rossa

– tulle bianco

– nastro di raso rosso

– fiori di lavanda essiccati

– matita

– forbici

– ago

– filo

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 PROCEDIMENTO

  • Con una matita disegnate sulla stoffa e sul tulle la sagoma di un cuore e ritagliatela. Potete usare una formina per biscotti, oppure la sagoma a cuore delle perline Pyssla Ikea, come ho fatto io.
  • Cucite, con la macchina da cucire o a mano, la stoffa e il tulle insieme, lungo tutto il contorno del cuore lasciando un piccolo bordo di stoffa. Ricordatevi di lasciare un’apertura nella parte superiore del cuore per inserire i fiori di lavanda.
  • Riempite il cuore con i fiori di lavanda essiccati, abbastanza da dare un certo spessore al vostro cuore.
  • Tagliate un pezzo di nastro di raso rosso, piegatelo in due e inseritelo all’interno delle due metà di stoffa, nella parte superiore e in posizione centrale.
  • Cucite insieme la parte superiore del cuore e il nastro di raso.

Ecco pronto in poco tempo un bellissimo cuore di lavanda fai da te da regalare per San Valentino a tutte le persone care.

Un cuore rosso e profumato, che sprigionerà amore, gioia e pace intorno a sé.

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DIY Oleolito di Calendula

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Vi ho già parlato dell’oleolito di Lavanda e di quello d’Iperico., oggi vi parlerò di un altro oleolito che amo in modo particolare e che uso molto spesso, l’Oleolito di Calendula.

La Calendula è una delle mie piante preferite, con i suoi bellissimi fiori di un giallo forte e acceso. Qualche anno fa, tra i miei vari esperimenti colturali avevo provato a coltivare la calendula in pieno campo seminandola in file. Era una gioia per gli occhi vedere una distesa di fiori gialli.

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Il procedimento per preparare in casa l’Oleolito di Calendula è lo stesso di quello per preparare quello di Lavanda e quello d’Iperico.

Gli ingredienti necessari sono:

  • Sommità fiorite di Calendula
  • olio extra vergine di Oliva (meglio se biologico)

-Raccogliete le sommità fiorite, lavatele e mettetele a seccare al sole.

-Riempite un contenitore di vetro con i fiori essiccati e ricopriteli completamente con l’olio extra vergine d’oliva.

-Mettete il contenitore all’aperto, in un posto al sole, e agitate  una volta al giorno.

– Dopo circa 15 giorni, filtrate e conservate l’oleolito in contenitori di vetro scuro al riparo dalla luce e dal calore.

L’oleolito di Calendula ha proprietà antisettiche, cicatrizzanti ed è in grado di rigenerare il tessuto cutaneo.

E’ indicato nelle punture d’insetti, nei casi di acne, eczemi, lesioni da scottature, calli, verruche, herpes labiali.

Ma una delle proprietà principali della calendula, ed è proprio per quello che preparo il suo oleolito, è che è molto indicata per nutrire e proteggere la pelle delicata dei bambini piccoli e può per tale motivo essere utilizzata nel cambio dei pannolini e per contrastare gli arrossamenti e le irritazioni che questi provocano nella pelle dei bimbi.

 

CIF fai da te alla Lavanda

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Oggi vi propongo un meraviglioso detergente per la casa fai da te, che ho scoperto grazie a BabyGreen, il Cif fai da te, a cui ho aggiunto qualche goccia del mio olio essenziale di lavanda biologico, trasformandolo nel CIF alla Lavanda.

Il modo per prepararlo è molto semplice, avrete bisogno di soli tre  ingredienti, che a casa mia non mancano mai, soprattutto l’ultimo ;-):

  • Bicarbonato di sodio
  • Sapone per piatti (meglio se ecologico, io ho usato il Detergente Piatti Vivi verde della Coop)
  • Olio essenziale di lavanda bio

Ho seguito le indicazioni di Raffaella e ho prima riempito a metà il mio barattolo di vetro con il bicarbonato di sodio e poi ho aggiunto il sapone per i piatti liquido e ho mescolato il composto fino ad ottenere la consistenza di una crema, proprio come quella del Cif. Per finire ho aggiunto 3 gocce di olio essenziale alla lavanda bio, il nostro naturalmente.

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L’ho voluto provare subito in cucina nel lavello e sui fornelli, in bagno sui sanitari, ed è fantastico pulisce, sgrassa e fa brillare tutto e last but not least mentre fa tutto ciò emana un profumo celestiale, quello della lavanda naturalmente.

Questo detergente ha un colore ed una consistenza talmente bella ed invitante che ha da subito attirato l’attenzione delle mie figlie, che ormai non più tanto piccole, a volte amano dedicarsi alle pulizie di casa. Gliel’ho fatto provare con molta gioia e tranquillità dato che si tratta di un prodotto ecologico e molto poco tossico e nocivo.

Il vostro Cif alla Lavanda, grazie al potere rilassante e di questa pianta, avrà poi la duplice funzione di pulire la vostra casa e contemporaneamente rilassarvi ed eliminare tutte le tensioni e preoccupazioni della giornata.

Enjoy 🙂

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Tiramisù con il Pandoro

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Se in giro per casa avete ancora dei Pandori e non sapete come smaltirli, ecco a voi una ricetta semplice e gustosa per farli sparire velocemente e per regalarvi un momento di puro piacere.

Questo Tiramisù al Pandoro l’ho preparato per il Cenone di Capodanno che abbiamo organizzato qui al Podere insieme ad un gruppo di amici, ed è stato un successo.

La ricetta l’avevo letta qui e m’incuriosiva molto, ho unito così l’utile al dilettevole preparando una variante originale al classico Tiramisù e contemporaneamente riciclando un Pandoro avanzato dalle abbuffate natalizie.

Ho seguito il suggerimento di Giorgia, ed anche io ho servito il mio Tiramisù al Pandoro in monoporzioni per ciascun invitato, più qualche porzione extra, dentro a dei bicchieri di vetro.

Una ricetta semplice e gustosa ed anche molto riciclosa da preparare in poco tempo e con poca spesa.

Ecco come fare:

INGREDIENTI

– 1 Pandoro avanzato

– 6 uova

– 100 g zucchero

– 1 tazza grande di caffé

– 500 g mascarpone

– cacao amaro qb

– cioccolato fondente qb

PROCEDIMENTO

  • Tirate fuori dal frigo un’ora prima il mascarpone, per poterlo lavorare a temperatura ambiente.
  • Separate in due ciotole i tuorli dagli albumi.
  • Montate a neve gli albumi con metà dello zucchero e con l’altra metà montate i tuorli.
  • Lavorate a mano con una frusta il mascarpone e unite i tuorli, mescolando molto bene.
  • Unite anche gli albumi mescolando dall’alto verso il basso.
  • Tagliate a fette abbastanza sottili il pandoro e sistemate una prima fetta sul fondo di un bicchiere.
  • Bagnatelo, ma non eccessivamente altrimenti il pandoro si inzuppa troppo, con il caffé amaro (o se amate i sapori molto dolci zuccherate il caffé).
  • Aggiungete la crema al mascarpone e scaglie di cioccolato fondente
  • Proseguite in quest’ordine per altri due strati.
  • Sopra all’ultimo strato spolverizzate del cacao amaro e scaglie di cioccolato
  • Lasciate riposare in frigo il vostro Tiramisù per almeno un’ora prima di servire.

Enjoy 😉

 

Buon 2015 !

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Ci siamo lasciati nel 2014 ed eccoci già a metà gennaio del nuovo anno.

Se sono stata via dal blog è solo in parte colpa mia, è vero che durante le feste di Natale e in questo inizio di gennaio ho lavorato molto, ma il motivo principale della mia assenza è dovuta ad un guasto dell’ADSL che si è protratto più del previsto. Ho già in bozza un post in cui vi parlo delle linee telefoniche e della connettività qui in Maremma, perché come ho sempre detto, scegliere di venire a vivere in un podere sperduto in mezzo alla campagna ha sicuramente molti vantaggi, ma ha anche qualche risvolto negativo.

Ora che sono di nuovo in rete, e spero di restarci, sono pronta per ripartire con tanti nuovi progetti, nuove idee da realizzare, nuove esplorazioni e avventure.

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Nel frattempo vi mostro lo spettacolo che si è presentato ai nostri occhi la mattina del 31 dicembre.  A nostra insaputa, nelle prime ore del giorno, un magnifico manto di neve era sceso sulla campagna circostante il nostro podere, imbiancando tutto: il campo di lavanda,

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il giardino,

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il pagliaio, che sta lì a testimoniare una dolorosa assenza. Questo me lo ricorderò sicuramente come il primo Natale, da quando vivo qui, senza Marino, il mio vicino di casa, amico e compagno di indimenticabili avventure.

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e l’orto sinergico.

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Uno splendido modo per inaugurare il nuovo anno 😉

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Addobbi natalizi facili e fai da te con il feltro

 

 

AddobbiNatalefeltrox8Ogni anno, dopo aver addobbato il nostro Albero di Natale, iniziamo a pensare a nuove decorazioni fai da te, per arricchirlo e per trascorrere in modo creativo i giorni che ci separano dal Natale.

Durante il nostro ultimo viaggio a Milano siamo state da Tiger, e qui abbiamo fatto razzia di materiale creativo, così difficile da reperire qui in Maremma. Tra le tante cose abbiamo comprato dei coloratissimi fogli in feltro, che abbiamo deciso di utilizzare per creare delle decorazioni semplici ma molto allegre e vivaci da appendere al nostro albero, ma anche da usare come chiudipacco per i nostri regali.

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Anche questa volta io non ho fatto quasi nulla, ho solo aiutato Ambra ad organizzare il lavoro, ma poi ha fatto da sola in completa autonomia.

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Ecco come realizzare degli addobbi natalizi fai da te in feltro:

MATERIALE

– Fogli colorati in feltro

– Formine per biscotti

– forbici

-colla a caldo

– perline e perle varie

– colori per stoffa

– filo di lana

– ago da lana

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PROCEDIMENTO

– Tracciate sui vostri fogli di feltro le sagome delle formine da biscotti.

– Ritagliatele con le forbici.

– Con la colla a caldo decoratele con tutto ciò che vi viene in mente, perline, perle, glitter.

– Le potete anche colorare con vari colori, Ambra ha usato dei colori per stoffa.

– Con un ago da lana fate un foro nell’estremità superiore della vostra decorazione e fate passare del filo di lana. Ed ecco pronte in poco tempo delle decorazioni semplici ma molto colorate e gioiose, da appendere al vostro Albero di Natale per renderlo bello e soprattutto unico, proprio come voi 😉

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